Il termine ipocondria deriva dal greco ποχοόνδρια ὑ (dal suffisso ποό ὑ = sotto e χονδριόον = cartilagine del diaframma costale). In epoca antica indicava un disturbo che si riteneva essere localizzato nella fascia addominale e già nel II secondo d.C. era utilizzato nell’ambito della
dottrina ippocratica degli umori. L’attuale manuale dei disturbi mentali DSM5 non utilizza più il termine Ipocondria, sostituito dal termine “ ansia di malattia ”, si caratterizzata per l’interpretazione erronea di segni e sintomi fisici come segnali di una grave patologia, senza che un’adeguata valutazione medica giustifichi tali timori. Chi vive questo disturbo sperimenta la ferma convinzione di poter soffrire di una malattia grave, per via di specifici segni riconosciuti nel proprio corpo e interpretati erroneamente come i sintomi di un problema fisico. Colpisce in prevalenza le donne e l’età in cui esordisce, maggiormente, è la prima età adulta. La persona che lamenta tale disturbo soffre spesso di altri disturbi d’ansia. In genere è presente una vera e propria carriera legata al disturbo, numerose e mai risolutive sono le visite mediche, gli esami diagnostici. Nonostante i referti e gli esiti delle visite siano negativi non sono sufficienti a far cambiare idea sulla presenza della malattia. Non è raro che il pensiero assuma aspetti deliranti e che la persona creda che l’assenza di malattia sia dovuta non al buon stato di salute ma al fatto che i medici non sono stati abbastanza attenti e competenti da riconoscerla. Per questo motivo le visite si susseguono nel tempo, facendo ricorso al migliore degli specialisti con una spesa economica non indifferente.
Controlli e manovre fisiche , utilizzate per monitorare parametri fisiologici e segni di una possibile malattia. Palpazione del corpo in punti specifici, monitoraggio dei parametri fisiologici e della qualità di elementi quali feci e urine , colorito della pelle o del cuoio capelluto, e di qualsiasi altro elemento che possa essere espressione di una malattia. Rassicurazioni e meccanismi protettivi alla presenza di un dubbio o di una preoccupazione, la persona agisce continue e ripetute ricerche circa il significato dei propri segni. Le ricerche sono effettuate soprattutto su internet , spesso all’interno di forum, dove gli utenti, per nulla esperti in materia, esprimono pareri arbitrari su aspetti medici creando, nella maggior parte dei casi, un allarmismo maggiore rispetto a quello con cui si è iniziata la ricerca. Convinzione “E’ meglio prevenire che curare” . Una delle convinzioni che maggiormente guidano l’agire della persona con ipocondria è che individuando in modo precoce i segni di una malattia si possano evitarne conseguenze gravi e irreparabili. Quello che però accade è che spesso sono confusi segni fisici normali (pallina di grasso, rossore dovuto al sudore) come il segno di una malattia, iniziando quindi l’insieme di strategie e controlli utili a individuarne la natura. Attenzione selettiva. Le convinzioni che la persona sviluppa istruiscono il sistema cognitivo a porre particolare attenzione a una certa classe di stimoli, emozioni e sensazioni. In tal senso, quando prestiamo attenzione al nostro corpo sarà più probabile notare un’imperfezione o rigonfiamento piuttosto che tutto ciò che funziona bene.
Questo disturbo è espressione di un particolare atteggiamento attraverso cui la persona, guidata dalla convinzione di avere grandi probabilità di contrarre una malattia, agisce una serie di controlli e meccanismi protettivi utili nell’intento di prevenire o riconoscere in tempo utile i sintomi. La stessa strategia utilizzata per riconoscere i segni della malattia diventa però un’arma a doppio taglio. Non è difficile, infatti, che nel momento in cui si passa in rassegna ogni singolo centimetro del proprio corpo, si ascolta ogni vibrazione, verifica ogni parametro, emergano degli aspetti che catturano negativamente l’attenzione innescando una valutazione negativa di quei segni e quindi l’insorgenza di un vissuto emotivo molto intenso e difficile da gestire.
E’ possibile differenziare diverse fasi :
1. La persona è istruita dall’ambiente circostante , dai discorsi degli amici , dalle notizie riportate in tv o da altro relativo alla propria esperienza personale , in merito alla possibilità (insostenibile e difficile da gestire) di sviluppare una certa malattia o problema fisico.
2. Questa convinzione genera un vissuto emotivo notevole che spinge la persona a fare qualcosa per scongiurare la possibilità che tale problema possa presentarsi;
3. Il vissuto emotivo, innescato da una serie di pensieri negativi e catastrofici ( il dolore che sento al braccio è l’inizio di un infarto) induce la persona ad agire il maggior numero possibile di controlli e verifiche. Il corpo umano, essendo imperfetto nella sua costituzione e non simmetrico, diviene fonte di ulteriori
conferme che ognuna di queste imperfezioni sia il segno di una malattia. Questo genera nuova ansia ed apprensione.
4. Per gestire il momento di ansia innescato e scongiurare la presenza di malattie, la persona sposta l’attenzione dei comportamenti protettivi dal proprio corpo ad altre fonti esterne ( internet, dottori, familiari, amici ) alla ricerca di rassicurazioni e conferme. Quest’ultimo aspetto complica ulteriormente la situazione perché da internet sono ricavate informazioni non sempre obiettive e veritiere e questo accresce l’allarme creando altre convinzioni negative. I medici non riconoscono nulla che non vada tra i referti degli esami e delle visite, e non confermano l’ipotesi della persona che invece sente veramente di avere quel fastidio/dolore e sceglie di coinvolgere e sentire un altro parere medico. Se il successivo darà lo stesso parere si continuerà fino a trovare il medico che possa confermare l’ipotesi del soggetto oppure accadrà che la persona, non vedendo riconosciuto il proprio problema, perda fiducia negli stessi medici.
5. Nella parte finale la persona tiene sotto controllo i sintomi o segni di quel fastidio, specialmente se dai medici non è arrivata conferma alle sue aspettative. Nel frattempo sono agiti tutta una serie di evitamenti e cambiamenti di abitudini rispetto a cibi e scelte personali per ridurre il rischio di malattie. Si smette di fumare, di assumere caffè, bere alcolici, di parlare al cellulare senza l’utilizzo degli auricolari. Tutti comportamenti protettivi che hanno l’obiettivo di ridurre il rischio ma soprattutto rinforzano le convinzioni personali (ho evitato questo, tenuto sotto controllo quel neo, mangiato meno quel cibo, e non è accaduto nulla di spiacevole, in futuro continuerò a farlo se voglio vivere a lungo).
6. La vita della persona si trasforma quindi in un inferno fatto di controlli maniacali, visite continue, evitamenti e richieste di rassicurazioni.
A. Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia;
B. I sintomi somatici non sono presenti o, se presenti, sono solo di lieve intensità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla (p. es in presenza di importante familiarità), la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata;
C. E’ presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute;
D. L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (p. es controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo (p. es. evita visite mediche o ospedali);
E. La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi, ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo;
F. La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale, come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo da panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo da dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo delirante di tipo somatico;