con il termine fobia si indica l’atteggiamento di chi manifesta, nei confronti di un oggetto, circostanza, animale, sensazione, persona, un livello di
paura (ma anche repulsione, intolleranza) persistente e pervasivo, che un osservatore esterno giudicherebbe come irrazionale, immotivato, eccessivo. Tale atteggiamento può limitare, in alcuni casi e circostanze, l’autonomia del soggetto, impedendo di raggiungere a pieno i propri obiettivi e vivere la propria vita in modo significativo.
Centrale nelle Fobie, il processo di condizionamento . Un normale meccanismo fisiologico attraverso cui l’organismo apprende nuovi significati rispetto al contenuto della propria dell’esperienza, soprattutto quando la stessa esperienza ha rappresentato un ruolo cruciale nel processo di adattamento e benessere personale. Prendiamo l’esempio di un ragazzino che, giocando sul prato con il proprio elicottero telecomandato, è aggredito dal cane del vicino che lo azzanna a una gamba arrecandogli molto dolore ed una grande paura. In quel momento, la mente del bambino si trova a dover gestire la dinamica nel modo più efficace possibile, ecco perché viene in nostro aiuto una delle strutture più antiche del cervello, il sistema limbico. Fondamentale il ruolo svolto dall’Amigdala, una piccola struttura a forma di mandorla che ha il compito di memorizzare la rilevanza emozionale di ogni evento o di ogni esperienza che l’organismo fa. Mentre l’ippocampo (sede della memoria) si occupa di conservare i ricordi nudi e crudi, l’amigdala ha il compito di memorizzare il loro significato emotivo. In questo modo, ogni qualvolta ci troveremo a vivere una situazione simile alle situazioni che hanno rappresentato un elevato pericolo per il nostro benessere, l’amigdala associa all’emozione di paura tutti i particolari presenti in quella situazione. E’ come se facesse una fotografia panoramica seguendo la logica “ io non so cosa in particolare può aver rappresentato il pericolo che abbiamo vissuto, ma per non rischiare memorizzo tutto quello che era presente, cosi da non rischiare eventuali errori di valutazione ”. Tornando quindi all’esempio del ragazzino azzannato dal cane, è probabile che la fobia venga sviluppata verso il pastore tedesco dell’episodio, e, per generalizzazione, verso tutti i cani. In situazioni più incerte non è raro che la fobia possa instaurarsi nei confronti di circostanze meno responsabili del pericolo. La persona che si spaventa perché l’ascensore rimane bloccato e al buio potrebbe sviluppare la paura dei luoghi chiusi (claustrofobia) e/o delle altezze (acrofobia) e/o del buio (Acluofobia) e/o dell’odore di lavanda (olfactofobia) che era presente nell’ascensore in quel momento. Questo modello di spiegazione delle fobie si basa sul concetto di apprendimento, in tutte le modalità in cui esso si può realizzare: esperienza diretta, per modelling, mediata dal linguaggio. In alcune circostanze, alcuni individui presentano l’atteggiamento tipico di chi soffre di una fobia specifica, con una sola ma sostanziale differenza: non hanno maiappreso a temere l’oggetto della loro fobia. Risulta pertanto improbabile spiegare la presenza di una fobia per i serpenti in paesi come l’Irlanda o la Nuova Zelanda dove non vivono serpenti. Inoltre, se la spiegazione riguardasse solo l’esperienza dovremmo avere molti piu casi di fobie per macchine o prese elettriche. Lo psicologo Martin Seligman è stato il primo a trovare una spiegazione per tale fenomeno, egli introdusse il concetto di predisposizione ( preparedness) secondo cui gli esseri umani sarebbero geneticamente predisposti ad avere paure di certi classi di oggetti o animali senza che sia necessario uno specifico apprendimento. Prendiamo, per esempio, il caso dei topi. L’evoluzione ci ha permesso di apprendere e trasmettere nei millenni che tutti gli animali con una pelliccia irta come quella dei topi potrebbero essere potenziali vettori di malattie e quindi potenzialmente pericolosi. Pertanto non abbiamo bisogno di toccarli per avere nei loro confronti una reazione di repulsione e ribrezzo.
L’atteggiamento fobico si manifesta attraverso specifici fattori che ne favoriscono il mantenimento.
Attenzione selettiva :
La persona coglie con maggiore facilità, dall’ambiente circostante (interno ed esterno), ogni elemento utile a gestire efficacemente la fonte di pericolo, sia essa un cane, una sensazione, un luogo fisico. Sarà pertanto difficile rilevare ogni altro elemento presente nella scena o magari assumere nuovi punti di vista attraverso cui guardare a quello che ci preoccupa. In altre parole, l’ascensore potrebbe rappresentare qualcosa di pericoloso, ma sappiamo anche che sarebbe utile adoperare l’ascensore piuttosto che percorrere 10 rampe di scale. Cambiare prospettiva è il primo modificare le proprie convinzioni ed agire diversamente da come si è fatto in passato.
Ansia anticipatoria:
Una delle caratteristiche di chi vive poco il momento presente e dedica il proprio tempo a rimuginare su fatti ed eventi del futuro prossimo, per esempio il momento in cui dovrà uscire di casa e prendere l’ascensore. La caratteristica del linguaggio è proprio quella di permettere una rappresentazione del futuro che siamo in grado di immaginare, e, nonostante questo futuro non abbia nessun riscontro nella realtà, vi reagiamo come se stesse accadendo proprio qui e ora.
Distorsioni cognitive:
Quando la persona deve gestire alcune delle circostanze temute, nel nostro esempio l’ascensore, risentirà notevolmente della natura pregiudizievole del linguaggio, frutto di errori di ragionamento ed inferenze arbitrarie attraverso cui costruisce un’idea della realtà fatta di circostanze negative e catastrofiche. “se entro in ascensore mi mancherà l’aria e soffocherò”. Alcuni dei più comui errori di ragionamento sono la generalizzazione (mi è mancata l’aria in quell’ascensore, mi succederà ogni volta che prendo un altro ascensore, non solo con quello); Inferenza arbitraria (se avrò difficoltà a respirare morirò soffocato) etc.
Meccanismi protettivi:
La strategia più efficace che la nostra mente conosce per ridurre lo stato di ansia ed evitare il pericolo avviene attraverso strategie quali: evitamento esperienzale, richiesta di rassicurazioni, anticipazione degli eventi. Capiterà quindi che la persona possa rinunciare a prendere l’ascensore per il resto della vita piuttosto che rischiare di soffocare.
Esistono 5 sottotipi di fobia specifica :
1. ANIMALI (zoofobia):
2. AMBIENTE NATURALE :
3. SANGUE, INFEZIONI, FERITE :
4. SITUAZIONALE :
5. ALTRO TIPO :
Le nuove fobie specifiche:
EMETOFOBIA (fobia specifica del vomitare) L’emetofobia (dal greco emein= vomito, fobos=paura) è una paura specifica ancora poco studiata e indagata. Chi soffre di emetofobia ha il terrore di vomitare o di vedere qualcun altro farlo.
NOMOFOBIA (fobia specifica di non avere il cellulare con sè) Il termine nomofobia deriva dall’abbreviazione di no-mobile e si riferisce alla paura di rimanere fuori dalla rete di comunicazione mobile.
A. Paura o ansia verso un oggetto o situazione specifci (P. es volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue). a. Nei bambini, la paura o l’ansia possono essere espresse da pianto, scoppi di collera, immobilizzazione (freezing) o aggrappamento (clinging);
B. La situazione o l’oggetto fobici provocano quasi sempre immediata paura o ansia.
C. La situazione o l’oggetto fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con paura o ansia intense.
D. La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socio-cultrale.
E. La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti e durano tipicamente per sei mesi o più.
F. La paura, l’ansia o l’evitamento causano disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti.
G. Il disturbo non è meglio spiegato dai sintomi di un altro disturbo mentale, tra cui la paura, l’ansia e l’evitamento di situazioni associate a sintomi simili al panico o ad altri sintomi invalidanti (come nell’agorafobia); oggetti o situazioni legate ad omissioni (come nel disturbo ossessivo compulsivo); ricordi o eventi traumatici (come nel disturbo post traumatico da stress); separazione da casa o dalle figure di attaccamento (come nel disturbo da ansia da separazione); o situazioni sociali (come nel disturbo di ansia sociale);