L’anoressia nervosa (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis 'appetito') è uno dei disturbi più gravi nell’ambito dei
disturbi del comportamento alimentare, colpisce tra lo 0,3 e l’1% delle giovani donne. Negli ultimi anni si osserva un trend in crescita all’interno del quale anche giovani maschi e giovani adulti presentano le caratteristiche del disturbo. L’anoressia nervosa (AN) ha uno dei più alti tassi di mortalità complessivi tra tutti i disturbi psichiatrici. Il rischio di morte è tre volte più alto rispetto alla depressione e alla schizofrenia. Secondo il Manuale diagnostico e Statistico dei disturbi Mentali (DSM), una persona con diagnosi di anoressia mostra un’intensa paura di acquisire peso cui fa seguito un’estrema autolimitazione delle quantità di cibo assunto . Quest’atteggiamento determina una riduzione dell’indice di massa che si presenta uguale o inferiore a 17,5. Nelle donne, se in età fertile, a seguito di questa estrema condizione di deperimento fisico, si verifica anche la condizione di amenorrea (assenza di ciclo) per almeno tre volte consecutive. Il repertorio comportamentale di chi soffre di un disturbo anoressico comprende, su tutto, il tentativo esasperato di mantenere il proprio peso corporeo entro limiti che essa stessa ritiene utili o adeguati alle proprie convinzioni. In tal senso, esercita il controllo minuzioso e costante sulla quantità di cibo assunto, in casi estremi il controllo è esercitato addirittura sulla quantità di calorie che la persona ingerisce. I soggetti con disturbo anoressico conoscono a perfezione l’apporto calorico di ogni cibo o pietanza, regola i propri pasti in modo tale da non
superare il suo limite giornaliero. Non è raro, trovandosi a tavola con loro, assistere a una rigida selezione del cibo assunto, sul loro piatto potremmo trovare un numero definito di chicchi di riso o di fusilli, una certa quantità di salsa o di piselli nel contorno. Un atteggiamento, quest’ultimo, che ricorda un’organizzazione cognitiva di tipo ossessivo. Non a caso tra i disturbi che si possono associare a un disturbo dell’alimentazione è presente spesso il disturbo ossessivo compulsivo. I pensieri ossessivi riguardano spesso la percezione della propria immagine corporea ( dismorfismo corporeo ) e le conseguenze di eventi fuori controllo una cena improvvisa alla quale non ci si può sottrarre o altro che riguardi l’assunzione di cibo non “programmata”. La condotta alimentare èrigida e intransigente, non commette errori non ammette errori, non si assumono quantità di calorie diverse da quella prefissata, e se ciò dovesse accadere si vive un intenso conflitto emotivo cui fa seguito un’ulteriore restrizione della condotta alimentare oppure l’utilizzo di specifiche pratiche di compensazione quali attività fisica eccessiva, vomito auto indotto, uso inappropriato di lassativi. La fame è spesso ingannata attraverso l’assunzione di cibi molto liquidi o ipocalorici che hanno il potere di riempire lo stomaco e saziare più facilmente. Questa stessa strategia è favorita, inoltre, dalle ridotte dimensioni raggiunte dallo stomaco per via delle continue privazioni e quindi dalla sua più facile possibilità di essere riempito e “saziato”.
Attenzione selettiva :
La persona pone attenzione di continuo alle parti del copro che non tollera e non accetta riducendo il proprio campo percettivo solo a quella parte del corpo, non riuscendo a prestare attenzione alle altre parti del corpo che invece non sono percepite in modo negativo. Questo genera una delle più comuni distorsioni cognitive, la visione a tunnel e il pensiero dicotomico : vedo solo la mia pancia gonfia, o sono grasso o sono magro.
Convinzioni irrazionali:
Le convinzioni personali sono dei costrutti che la persona “apprende” influenzata da molteplici fattori tra cui il contesto culturale in cui vive, “ magro è bello, è meglio ”, le proprie esperienze di vita, “ essere stati derisi in età adolescenziale ”, errori di ragionamento, “ la mia amica è stata assunta quando era magra, se voglio lavorare mi conviene essere magra quanto lei ”. Queste stesse convinzioni, a seguito di specifici processi e meccanismi della mente, vengono generalizzate e consolidate nella mente del soggetto guidando la visione della realtà e quindi le proprie scelte ed azioni.
Storia degli apprendimenti:
L’esordio di un disturbo del comportamento alimentare di tipo anoressico avviene spesso a seguito di precedenti ed esperienze specifiche. Nella maggior parte dei casi tutto inizia con una dieta, non importa se personale o di qualche familiare stretto, quel che è rilevante è che subentri nel proprio contesto di vita un modello positivo da cui attingere e prendere esempio. A volte l’esperienza negativa che da il via alla condotta alimentare “patologica” non è una dieta ma un vissuto particolarmente negativo rispetto alla propria immagine corporea e ad alcune parti del proprio corpo ritenute inaccettabili. La persona intraprende una intensa attività di controllo e ruminazione verbale che innesca un ampio repertorio di emozioni negative cui fanno seguito spesso delle condotte di compensazione (vomito, dieta, assunzione di lassativi). Entrambi i due episodi e le conseguenze che producono (riduzione del disagio collegato alle ideaizoni e convinzioni) favoriscono l’apprendimento di quello che diviene un circolo vizioso e che risponde ai principi della teoria bifattoriale di Mower: l’evento determina un apprendimento per condizionamento classico e lesuccessive attività di evitamento determinano il mantenimento nel tempo per condizionamento operante.
Processi di controllo e rinforzi:
Il disturbo si mantiene nel tempo grazie ad un ampio numero di eventi e circostanze rinforzanti. Il rinforzo negativo, ossia la riduzione di una condizione di disagio (emozioni, sensazioni), avviene grazie ad azioni quali il vomito che permette di ridurre il senso di colpa per aver mangiato qualcosa in più, la dieta che permette di assumere un controllo sulle parti del corpo che si ritengono inaccettabili. Il rinforzo positivo, invece, prevede tutte quelle circostanze e fattori grazie ai quali la persona riceve delle ricompense per il solo fatto, per esempio, di sentirsi speciale per via del grande autocontrollo che riesce ad avere sulla propria dieta, la soddisfazione per i risultati ottenuti dalla dieta visibili attraverso la visibile perdita di peso, nonostante questa a volte giunga a far assumere alla persona un aspetto quasi cadaverico. Ognuno di questi rinforzi positivi è di gran lunga più forte per la persona rispetto al costo che hanno ognuna delle pratiche di compensazione e controllo. Ecco spiegato, quindi, il motivo per cui una persona con disturbo anoressico con un peso inferiore a quello di un bambino di 6 anni con le ossa visibilmente sporgenti ed il viso scavato non percepisca la gravità della situazione ed il peso del dover sostenere quella condotta nel tempo. Quello che riceve in cambio, per lei, è maggiore del sacrificio che deve sostenere. Allo stesso modo il rinforzo sociale gioca un ruolo strategico. Quando inizia una dieta la persona riceve continui apprezzamenti e feedback positivi per i risultati ottenuti e la forza di volontà profusa. Con il tempo il corpo subisce una profonda trasformazione negativa e gli apprezzamenti diventano richieste di interrompere la dieta e preoccupazioni per la salute. Il loro effetto è nullo in confronto al senso di benessere che la persona prova nel percepire la propria capacità di controllo e disciplina.
L’insoddisfazione per il proprio corpo (o l’immagine corporea negativa) è una variabile chiave nei modelli causali dei disturbi dell’alimentazione (Vartanian et al. , 2004). Stewart (2004) sostiene che la percezione negativa della propria immagine corporea sia influenzata da specifici processi, dinamiche cognitive, fattori socio-culturali. I fattori culturali forniscono il modello cui far riferimento, le distorsioni cognitive, alimentate da processi di attenzione selettiva , producono pensieri automatici negativi i quali a loro volta determinano una vasta gamma di emozioni e quindi le strategie di regolazione (evitamento, fusione, ruminazione, rimuginazione, vomito, attività fisica intensa, iperattività). La persona con disturbo anoressico fissa la propria attenzione su una specifica parte del corpo (body check) e la ritiene inadeguata rispetto ai propri standard, questo produce intense emozioni negative che vengono gestite attraverso le pratiche di controllo e compensazione. L’effetto pancia gonfia, comune nelle persone che presentano una marcata denutrizione, è invece vissuta come la conferma che il proprio corpo necessiti di un ulterioreperiodo di dieta e favorisce il mantenimento della pratica di controllo e delle restrizioni alimentari.
Le complicanze mediche riguardano principalmente alterazioni nelle funzioni:
In letteratura sono sempre più efficaci e supportati da evidenze cliniche i trattamenti basati sulle terapie di terza generazione che utilizzano, per esempio, le tecniche di mindfuness per sviluppare e mantenere un diverso modo di relazionarsi nei confronti delle variabili interne coinvolte nel problema. Molto efficace, a riguardo, si è dimostrato il lavoro di consapevolezza e flessibilità cognitiva esercitato sull’immagine corporea Stewart (2004) attraverso cui sviluppare una nuova prospettiva, più consapevole e funzionale al raggiungimento deigli obiettivi personali.
Il DSM ha individuato specifici criteri per la diagnosi di Anoressia Nervosa (AN):
A. Restrizione nell’assunzione di calorie in relazione alle necessità, che porta a un peso corporeo significativamente basso nel contesto di età, sesso, traiettoria di sviluppo e salute fisica. Il peso corporeo significativamente basso è definito come un peso inferiore al minimo normale oppure, per i bambini e gli adolescenti, meno di quello minimo previsto.
B. Intensa paura di aumentare di peso o di diventare grassi, oppure un persistente comportamento che interferisce con l’aumento di peso, anche in caso se significativamente basso.
C. Alterazione nel modo in cui viene vissuto il peso o la forma del proprio corpo, eccessiva influenza del peso o della forma del corpo sui livelli di autostima , oppure mancanza di riconoscimento della gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
Nell’ambito di tale disturbo si distinguono inoltre due sottotipi:
1. Con restrizioni : durante gli ultimi tre mesi, l’individuo non ha riportato episodi di abbuffate o condotte di eliminazione, come ad esempio l’uso improprio di lassativi.
2. Con abbuffate/condotte di eliminazione: durante gli ultimi tre mesi, l’individuo ha riportato ricorrenti episodi di abbuffate o condotte di eliminazione.