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Ansia, tristezza, pensieri negativi! Siamo molto più di ciò che proviamo!

Una delle cose che riesce meglio alla nostra mente, a noi esseri umani, è quella di combattere contro ogni sorta di pensiero o sensazione che abbia il potere di farci stare male o soffrire. D'altronde, qual è la cosa più semplice da fare quando qualcosa produce dolore e sofferenza? Allontanarla da noi, eliminarla, utilizzando gli strumenti a nostra disposizione. Quando soffriamo per causa dei nostri pensieri e sensazioni, quali strumenti adoperiamo di solito per combattere contro questa esperienza?

Essendo, pensieri e sensazioni, qualcosa di impalpabile all'esterno, molto spesso li gestiamo attraverso altri pensieri, altre parole, attraverso il dialogo interno:

"Perchè? come mai? Cosa vuol dire questa sensazione? Perchè ho pensato a questo? Cosa penseranno di me?"

Tentiamo di dare una spiegazione ai nostri pensieri, quasi fosse sufficiente a smettere di soffrire o a tranquillizzarci rispetto al fatto che in realtà non esiste alcun pericolo, o che comunque potremo avere comunque una via d'uscita. Quando invece entriamo in lotta con le nostre sensazioni, è anche probabile che si cerchi di evitare tutte quelle situazioni che hanno maggiore probabilità di farci stare male: evitiamo certi luoghi, certe compagnie, certi cibi, certi oggetti, certe esperienze. Non vi sarebbe niente di male, sia nel caso dei pensieri che delle sensazioni, ad adottare strategie del genere (qualora funzionassero efficacemente), non fosse per il fatto che per via di queste strategie la nostra vita non si arricchisce, piuttosto si impoverisce. Vengono a mancare tutte quelle opportunità che permetterebbero di coltivare altri importanti aspetti della nostra vita: relazioni, affetti, lavoro, attività ricreative e tanto altro. Uno degli atteggiamenti più utili e funzionali che l'ACT (acceptance and commitment therapy) prova a coltivare, nel corso della psicoterapia, è quello che prende il nome di SE' COME CONTESTO. Esso è espresso meglio da questa metafora: Avere un atteggiamento accettante, verso tutto ciò che ci turba e fa stare male, vuol dire NOTARE che tu sei il cielo, non le nuvole, il mare, non le onde; vuol dire che sei grande abbastanza per contenere tutte le tue esperienze interne, proprio come l'oceano può contenere tutte le nuvole e il mare tutte le onde. Questa metafora, molto esaustiva, descrive quale sarebbe l'atteggiamento ideale da coltivare nei confronti di pensieri e sensazioni: abbandonare la lotta, ogni tentativo di comprensione o di cambiamento nei confronti di tutte quelle parole o sensazioni che rappresentano il mondo, la nostra vita, noi stessi diversamente da come vorremmo. Atteggiamento utile a comprendere un aspetto molto importante della nostra mente, noi siamo molto più dei nostri pensieri, delle nostre sensazioni, possiamo agire e vivere ognuna delle esperienze più importanti per noi anche in presenza di qualcosa di spiacevole.

Solo in questo modo potremo scoprire che ciò contro cui abbiamo sempre combattuto non ha mai avuto sufficiente potere per condizionare le nostre scelte, per comprendere appunto che anche di fronte ai peggiori pensieri, ciò che conta di più è il modo in cui agiamo e non ciò che pensiamo.

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