Oggi vorrei condividere con voi alcune riflessioni che coinvolgono uno degli aspetti più importanti che guidano il processo di apprendimento, e quindi di cambiamento, il rinforzo
Molto spesso è presente leggerezza nei confronti di questo aspetto del comportamento umano. Le conseguenze di questo atteggiamento, soprattutto nei contesti educativi (famiglia, scuola), nelle relazioni e nei contesti di cura (psicoterapia) rappresentano uno dei limiti più grandi al cambiamento che si sta provando a raggiungere.
I rinforzi li ritroviamo ovunque, sia nelle condizioni di benessere che in quelle di disagio:
- Nel gioco d'azzardo patologico, per esempio, il rinforzo intermittente (la frequenza con cui viene emessa la ricompensa) rappresenta il collante più potente al comportamento di gioco patologico, mantenendolo nel tempo nonostante le conseguenze negative prodotte dal gioco.
- Nelle fobie, il rinforzo negativo, rappresenta l'elemento che più spiega il mantenimento degli evitamenti negli anni, per decenni, impedendo che esso possa ridursi naturalmente (estinzione). Quando, infatti, evitiamo di prendere l'ascensore, in presenza di una forte sintomatologia ansiosa,favoriamo la riduzione delle sensazioni producendo uno stato di sollievo. E' proprio quel sollievo a promuovere la ripetizione del comportamento (salire le scale a piedi) e ad impedire di modificare le proprie convinzioni a riguardo (sono stato male in passato, non è detto che debba accadere anche oggi, non è detto che non possa saperlo gestire).
Quello che guida il comportamento nevrotico (appreso nel corso della propria storia di apprendimento) è sempre il rinforzo negativo. Esso guida le nostre azioni nella zona di confort e ci allontana inevitabilmente dagli aspetti più importanti della nostra vita (valori ed obiettivi).
Il percorso di psicoterapia promuove il passaggio da azioni infattibili (mediate dal rinforzo negativo) ad azioni funzionali ai propri obiettivi e valori, in funzione degli elementi "appetitivi", quegli aspetti della vita che non producono un sollievo ma aggiungono una fonte di benessere, che aggiungono qualcosa di positivo alla nostra vita.
Molto spesso gli aspetti appetiviti del comportamento umano non sono direttamente rintracciabili. Se volessi evocare quali sarebbero gli aspetti che potrebbero rinforzare positivamente la mia scelta di prendere l'ascensore, potrei non trovarne direttamente, potrei anzi cadere nel rischio di non trovarne ma di cogliere solo aspetti negativi (provare sensazioni intense).Per ovviare a questo inconveniente, nell'ambito della terapia cognitivo comportamentale di terza generazione (ACT) si utilizzano le proprietà evocative ed immaginative del linguaggio.
Il terapeuta guida quindi a cogliere ed evocare verbalmente quali potrebbero essere gli aspetti positivi a prendere l'ascensore piuttosto che le scale. A quel punto si descrivono con ampia ricchezza di particolari, tutti gli aspetti e gli scenari che si potrebbero aprire: potrei arrivare puntuale, potrei arrivare senza il fiatone, potrei favorire anche il benessere del mio partner che non sarebbe costretto ad andare solo o salire a piedi con me, potrei rendermi conto che sono riuscito a superare il mio problema, potrei dar valore al mio percorso di psicoterapia.
Dopo averli evocati, il terapeuta chiede:
"Come ti farebbe stare vivere ognuna di queste circostanze?"
La persona potrebbe rispondere:
"Mi farebbe stare bene, e questo provocherebbe delle sensazioni piacevoli nel corpo".
Ancora il terapeuta:
"E se il costo da pagare per vivere quelle circostanze fosse provare "anche" alcune sensazioni intense nel corpo, ne varrebbe la pena provare?
la persona: "Probabilmente si".
La psicoterapia non agisce nel tentativo di rimuovere certe sensazioni, piuttosto, mettendo in confronto quello che potrei ottenere rispetto al costo che dovrei sostenere.
In questo modo siamo maggiormente motivati a farcene carico.
Questo grazie ai rinforzi positivi che abbiamo evocato verbalmente.
Il linguaggio, infatti, anche quando qualcosa non è presente, ci permette di provarne le stesse sensazioni come se lo fossero, e quindi di spingerci ad agire motivandoci.
Salvatore Torregrossa, Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale San Cataldo Caltanissetta