A quanti di voi é capitato di sentirsi dire “il treno passa solo una volta” o che “il bicchiere può essere o mezzo pieno o mezzo vuoto”?
Il senso comune, attraverso metafore come queste, rispecchia fedelmente il modo in cui la nostra mente si relaziona alla realtà, semplificandola attraverso i suoi opposti in maniera tale da renderla più semplice da gestire:
caldo o freddo, giusto o sbagliato, triste o felice, facile o difficile.
Lo facciamo di continuo e verso qualsiasi aspetto della nostra vita, con ripercussioni sulla nostra vita e sul nostro benessere molto più frequenti e concrete di quanto si possa immaginare.
Provate ad immaginare di trovarvi in casa e di aver ricevuto l’invito ad uscire con un amico/amica o con una persona a cui siete particolarmente legati, magari anche sentimentalmente.
Se foste delle persone dal carattere timido ed introverso, in condizioni particolari, è molto probabile che la vostra mente possa farvi immaginare che, accettando l’invito, potreste imbarazzarvi, diventare rossi e magari svenire dalla vergogna.
“Svenire sarebbe terribile, la fine della mia vita”.
Questo è proprio uno dei modi attraverso cui la nostra mente istruisce le nostre azioni attraverso regole, dedotte dalla visione dicotomica della realtà:
“Posso essere solo timido o sereno, teso o a mio agio, sicuro di me o completamente incerto”.
Se poco prima di uscire dovessi notare incertezza, emergerebbe di certo la regola:
“Non devo assolutamente permettere alla mia vita di correre un rischio così grande, se uscissi sverrei e farei una figuraccia, devo rimanere in casa”.
Di fronte a questa rappresentazione nefasta della realtà, qualora nei confronti di questo pensiero avessimo un atteggiamento di fusione cognitiva (“se lo penso accadrà “) è molto probabile che sceglieremmo di rimanere a casa piuttosto che rischiare una figuraccia.
Inizialmente la paura e tutte le sensazioni ad essa collegate si ridurrebbero di certo (avremmo agito un’azione di confort).
Successivamente le cose potrebbero andare in modo del tutto opposto:
non passerebbe molto tempo prima che la nostra mente iniziasse a vedere in quella scelta un’altra occasione persa (“il treno passa una sola volta, se non sono riuscito a prenderlo adesso non riuscirò più) e quindi l’innesco per un conseguente vissuto di tristezza e delusione.
“Non valgo abbastanza, sono privo di speranza, rimarrò solo, non sarò mai felice”.
Questo pensiero potrebbe innescare emozioni molto intense ed uno stato di marcata tristezza. Di fronte ad ogni nuovo invito ad uscire si presenterebbe nuovamente l’ansia e l’apprensione.
Risultato? Altro evitamento, altra delusione.
Nel lavoro di terapia, una grande parte del processo di cambiamento è orientata alla possibilità di abbracciare una nuova consapevolezza rispetto alle proprie possibilità, al proprio valore.
Abbiamo diritto di rifiutare un invito per paura di fallire, abbiamo diritto di essere incerti o indecisi, abbiamo diritto di non riuscire a volte come vorremmo, di essere timidi o arrossire!
È però importante notare che:
- Nel momento in cui stavamo declinando l’invito, avevamo a disposizione la possibilità di agire diversamente, di dare valore alle nostre relazioni, ai nostri affetti;
- Anche quando per una vita intera abbiamo scelto di vivere al riparo da tutto, in ogni istante è sempre disponibile un’alternativa che attende solo che si scelga di prenderla;
- Anche quando proviamo paura e incertezza, quando siamo timidi o arrossiamo, abbiamo la possibilità di vivere a pieno quel momento, quella circostanza;
- Anche quando la nostra mente suggerisce di andare via facendoci provare paura, abbiamo la possibilità di farcene carico ed agire in modo diverso da come abbiamo sempre fatto o da come vorremmo fare.
Ogni giorno, ogni istante, ogni attimo, è sempre disponibile una nuova possibilità per dare valore a qualcosa, ciò che conta è che SIA IMPORTANTE PER NOI!
Tanto importante da farsi carico anche di ciò che spesso rende difficile questa scelta.
Salvatore Torregrossa Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale a S.Cataldo e Caltanissetta