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Il 91% delle preoccupazioni della nostra mente non si realizzerà mai e i pensieri negativi non saranno mai veri! lo dice una ricerca.. si impara dalla psicologo!

Una recente ricerca ha dimostrato, realizzata presso la Penn State University, pubblicato sulla rivista Behaviour Therapy, ha dimostrato che il 91% delle preoccupazioni e pensieri negativi  lamentati dai pazienti con disturbo d'ansa generalizzato (GAD) ed in generale nelle forme di disturbi d'ansia più comuni, non si realizzano mai o non nel modo in cui la persona le ha previste. Per testare queste premesse, questo studio ha utilizzato un auto report dei soggetti (EMA) per determinare la quantità e i contenuti delle preoccupazioni e verificarne successivamente, con un ulteriore contributo dei soggetti coinvolti, quante di queste si sono oggettivamente realizzate. Il risultato, a dire il vero, è già noto in tutti i contesti clinici. Chi manifesta un disturbo d'ansia, infatti, caratterizza il proprio stile cognitivo per la presenza di numerosi e "naturali" bias cognitivi o errori di ragionamento. Questi bias, detti anche euristiche, hanno una funzione specifica per il nostro cervello, permettono infatti di semplificare l'enorme mole di informazioni cin cui entriamo quotidianamente in contatto. Tra i bias più comuni abbiamo la "generalizzazione" l' "inferenza arbitraria", "pensiero dicotomico", "catastrofizzazione". Alcuni di questi sono più specifici e prevalenti per alcuni disturbi, come ad esempio la catastrofizzazione e l'inferenza arbitraria, che ritroviamo frequentemente in tutti i disturbi d'ansia.

Purtroppo non è sufficiente "sapere" che una preoccupazione non si realizzerà per risolvere un disturbo d'ansia, questo è solo uno degli elementi che compongono la configurazione ansiosa. Un altro elemento rilevante è la "fusione cognitiva" attraverso la quale fatichiamo a guardare alle preoccupazioni per quello che realmente sono, pensieri.

In questo modo la nostra mente ci coinvolge in tortuose e infinite rimuginazioni che trasformano le preoccupazioni in qualcosa di estremamente realistico e sempre più articolato.

La psicoterapia cognitivo comportamentale, soprattutto nella sua evoluzione di terza generazione (ACT per esempio) ha tutti gli strumenti utili a modificare io nostro rapporto con i pensieri ed è in grado quindi di risolvere efficacemente i disturbi che vi stanno alla base.

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