Da quando ci svegliamo a quando andiamo a letto, noi esseri umani perseguiamo costantemente lo stato di FELICITA' e benessere che tutti vorrebbero provare e sentire quando osservano le proprie emozioni e sentimenti.
Siamo sicuri che questo obiettivo, nel modo in cui lo intendiamo, sia alla portata di noi esseri umani?
L'essere umano, grazie alle facoltà concesse dal pensiero e dal linguaggio, agisce di continuo in funzione di quelle che chiamiamo schemi e convinzioni.
La nostra mente viene al mondo con un corredo genetico che raccoglie tutti i risultati ed gli apprendimenti frutto del processo di evoluzione, e che la nostra mente eredita al momento della nascita dal corredo genetico dei nostri genitori. Questo corredo facilita il nostro adattamento all'ambiente, ma non fa i conti con i cambiamenti che potrebbero intercorrere nel mio ambiente di vita all'atto della mia nascita e che non erano presenti nel periodo di vita dei miei antenati che quindi non hanno avuto la possibilità di apprenderli e tramandarli anche a noi. Ecco che entra in gioco un meccanismo molto importante del nostro cervello, l'apprendimento.
Grazie a questo processo siamo in grado di sviluppare un repertorio di comportamenti ed atteggiamenti non vincolati dal corredo genetico ma funzionali al contesto in cui sono stati appresi. Tra gli apprendimenti non sono presenti solo comportamenti visibili ad un osservatore, ma anche e soprattutto convinzioni verbali che si trovano all'interno della nostra mente.
Queste convinzioni rappresentano, allo stesso modo della capacità di accendere il fuoco, la capacità di adattarsi all'ambente in cui viviamo. Dopo aver toccato il fuoco, per esempio, sviluppiamo la convinzione che il fuoco è pericoloso e quindi non lo tocchiamo, salvaguardando il nostro benessere.
Siamo programmati per evitare il pericolo e la sofferenza (soffrire rappresenta un pericolo). Alcuni pericoli emergono nel contesto di vita ed impariamo ad evitarli.Altri, come il dolore provocato da alcune emozioni, interni a noi, proviamo ad evitarli da alcune convinzioni che la nostra mente DERIVA automaticamente grazie al linguaggio.
Se soffrire è l'opposto di essere felice, Cosa mi fa stare meglio? Essere felice. Se non sono felice cosa posso provare a fare?Essere non felice. Provo (arbitrariamente) ad evitare il dolore nel tentativo che questo possa generare felicità.
La Relational Frame Theory ha avuto il grande merito di averci fatto comprendere il modo in cui la mente genera questi apprendimenti. CI ha anche permesso di capire che questi apprendimenti non possono essere modificati come fossero degli errori ortografici, quanto piuttosto gestiti come sviluppando nei loro confronti un atteggiamento di defusione.
Possiamo cioè provare a notare che si tratta di pensieri presenti nella nostra mente e non verità assolute. E che, in tal senso, possiamo imparare a notarli lasciando che esistano senza discuterne il contenuto.
NELLA VITA E' IMPORTANTE ESSERE SEMPRE FELICI.Quando al mattino notiamo delle sensazioni poco piacevoli, a seguito di questa convinzione, sperimenteremo di conseguenza una sensazione di tristezza e fallimento.
STO NOTANDO, NELLA MIA MENTE, IL PENSIERO CHE SI DEVE SEMPRE ESSERE FELICI.Quando al mattino notiamo certe sensazioni, possiamo provare a notare anche altro che sta attorno a noi, compresi i nostri pensieri, e provare ad agire, sempre e comunque, nonostante dentro di noi siano presenti emozioni intense, consapevoli che il dolore e la sofferenza fanno parte della vita e che non hanno il potere di impedire di agire come vorremmo.
Passare da "STARE BENE" come sentimento che proviamo a sentire dentro, a "FARE QUALCOSA" che mi faccia stare bene.
Salvatore Torregrossa, Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale San Cataldo Caltanissetta