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Felicità. Come capire se lo siamo e come fare per esserlo realmente.

Ogni essere umano, nel corso della propria vita, agisce nel tentativo di raggiungere la propria felicità. E' come se venissimo al mondo con un unico obiettivo, ESSERE FELICI, e in funzione di tale obiettivo agiamo scelte e comportamenti che spesso hanno come risultato proprio l'opposto di quello che intendevamo raggiungere! Proviamo quindi a capire come mai accade questo e in che modo modificare i nostri atteggiamenti per godere a pieno di uno stato di reale felicità e benessere. Prima di tutto, sappiamo cosa significa felicità? La nostra definizione di felicità coincide con la definizione di tutti gli altri individui con cui entriamo in contatto? L’ encicolpedia Treccani la definisce come “Stato d'animo di chi è sereno, non turbato da dolori o preoccupazioni e gode di questo suo stato”. Wikipedia introduce un ulteriore elemento parlando di “Stato d'animo (emozione) positivo di chi ritiene soddisfatti tutti i propri desideri”. In entrambi i casi, appare chiaro che l’elemento distintivo presente in queste definizioni è rappresentato da uno stato d’animo, qualcosa che dentro di noi concorre a definire quella condizione che siamo soliti definire felicità. Questo atteggiamento, comune a tutto il genere umano, ha in sè un problema di fondo, forse il problema più grande che abbiamo ereditato con la comparsa del linguaggio umano, il tentativo di controllare, etichettare, modificare le sensazioni interne al nostro corpo. La nostra mente è come l’occhio del grande fratello, osserva e definisce di continuo quanto accade attorno a noi, lo elabora e ne coglie ogni aspetto saliente rispetto ai propri bisogni e ai propri obiettivi. Il risultato? Provo a rispondere con questo esempio.

Quando ci troviamo in momenti di particolare stress, carico lavorativo, cambiamenti rilevanti nella nostra vita, facciamo di certo esperienza di una grande quantità di sensazioni ed emozioni. Potrebbe capitare di essere tristi dopo la perdita di una persona cara, o di essere entusiasti dopo aver raggiunto un traguardo. In altre circostanze, invece, in cui non ci sono eventi o cambiamenti rilevanti, o magari in momenti della vita in cui abbiamo raggiunto parte dei nostri traguardi ed a noi spetta solo di goderne i frutti, potrebbe ugualmente capitare di fare esperienza di determinate emozioni o sensazioni, in questo caso però la nostra mente, nel costante tentativo di dare senso a quello che accade, non riesce a collocare una spiegazione sufficientemente esaustiva di quello che stiamo provando, ed intraprende quindi una “normale” attività di problem solving verbale, nel tentativo di risolvere un problema. Ma dove sta il problema? Non sta gestendo un problema esterno o concreto, iniziamo a gestire “l’idea del problema”. Al nostro risveglio, al mattino, è probabile che la nostra mente ponga particolare attenzione alle sensazioni che ci accompagnano nel momento in cui dedichiamo qualche minuto, ancora, a stare a letto, mentre ci prepariamo per uscire, mentre guidiamo per raggiungere il nostro luogo di lavoro, e nota delle sensazioni che, secondo la convinzione “io devo essere felice visto che non mi manca niente”, non dovrebbero essere presenti, non più e non senza un motivo considerato che ho tutto per essere felice: “perché mi sento cosi? Perché non sono felice neanche questa mattina? Perché questo stato di angoscia? Perché non mi lascia mai? Perché non sono felice visto che non mi manca nulla? ” E tempestiva giunge la riposta che la nostra mente ci suggerisce nel tentativo di dare coerenza alle stesse domande che lei stessa ci ha posto in precedenza: “Perché lei non è la persona giusta; Perché non sei ancora pronto a prendere questa scelta.” E ancora: “Con queste sensazioni non riuscirò mai ad essere felice come vorrei; gli altri stanno meglio di me”.

Queste risposte, come fossero delle scene di un film che proiettiamo all’interno della nostra mente, creano allarme, suscitano insicurezza, mettono paura. E’ questo il momento in cui le nostre emozioni diventano intense e guidano i nostri atteggiamenti, agiamo quindi una serie di azioni e scelte a seguito delle quali ci ritroviamo perennemente nella nostra area di comfort, piena di rinunce, di rassicurazioni, di controlli. Secondo voi la persona che si pone tutte queste domande, o anche voi stessi nel momento in cui ponete queste domande e vivete stati di angoscia, noi tutti quindi, siamo davvero infelici per come la mente ci permette di percepire? Uno dei principi della moderna scienza e quindi della psicologia fondata scientificamente (l’approccio cognitivo comportamentale incarna in sè tutti questi presupposti) chiarisce che i fenomeni che noi percepiamo ed etichettiamo, risentono in partenza di un effetto bias (distorsione) sulla base del costrutto che utilizziamo per descriverlo. In poche parole, in base alla definizione che diamo di qualcosa, noi definiamo a priori quello che percepiremo in seguito. Vale quindi lo stesso discorso per il concetto di Felicità. Se a priori la definiamo esclusivamente come uno stato interno finiremo sempre per fallire nel momento in cui proviamo a definirla. Sensazioni ed emozioni, infatti, sono tra gli elementi più arbitrari e privi di controllo volontario che possano esistere in natura. Non possiamo scegliere quali emozioni o sensazioni provare, possiamo però decidere cosa farne, possiamo decidere se agire in funzione loro oppure in funzione dei nostri obiettivi e valori. Allora proviamo a cambiare la prospettiva: quella mattina durante la quale noto quelle sensazioni, se fossi felice come vorrei, cosa mi andrebbe di fare, realizzare, scegliere? Magari andare al parco a fare una passeggiata. Bene, considerato che non possiamo controllare le sensazioni che ci accompagnano ma che possiamo scegliere cosa fare e come agire in ogni momento in cui è presente una sensazione, possiamo benissimo dire che non abbiamo bisogno di attendere uno stato interiore per essere felice, possiamo subito scegliere di agire come se lo fossimo, con la consapevolezza che in questo modo avremo agito in linea con i nostri obiettivi e saremo un pò più vicini ai nostri traguardi. Le sensazioni sono come acqua che scorre in un fiume, cambiano di continuo e non possono definire quello che siamo, certo possono renderci la vita più facile o più difficile in alcuni momenti, ma preso atto del fatto che non possiamo controllarle, credo sia opportuno ridefinire il concetto stesso di felicità: “Felicità è la capacità di ogni individuo ad agire in linea con i propri scopi e obiettivi, nonostante i limiti e gli ostacoli posti dalla sua esperienza interna fatta di emozioni pensieri e sensazioni. Felicità è la possibilità di scegliere sempre e comunque nonostante quello che non vorremmo fosse presente dentro di noi, concentrandoci su quello che è giusto fare piuttosto che sul tentativo di combattere qualcosa che non possiamo controllare o modificare”.

Salvatore Torregrossa, Psicologo Psicoterapeuta cognitivo comportamentale Caltanissetta San Cataldo

December 13, 2017

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